Ce l’hanno fatta. Il pannello solare è in posizione nominale. Skylab è operativa. Diversi astronauti la useranno per quasi sei mesi, portando a termine centinaia di esperimenti, poi resterà a lungo disabitata. Durante il suo rientro, l’11 luglio 1979, ci sarà un altro grosso imprevisto. Ma questa è un’altra storia.
(fine)
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Ora bisogna liberare il pannello incastrato. Sulla Terra, nella piscina del Marshall Space Center, Russell Schweickart e Edward Gibson collaudano le manovre necessarie e il 7 giugno Conrad e Kerwin tentano di metterle in pratica con un’altra attività extraveicolare. Cercare di fare forza in assenza di peso è problematico: i due faticano per più di tre ore senza successo, anche perché la cerniera del pannello solare si è congelata. C’è da perdere le speranze.
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L’equipaggio si trasferisce nella Skylab, dove le temperature sono infernali, e installa il parasole sull’esterno della stazione, facendolo passare attraverso un piccolo portellone per gli strumenti scientifici. Le temperature dentro la stazione scendono immediatamente e rimangono un po’ più alte del normale ma accettabili.
Ora bisogna liberare il pannello incastrato. Sulla Terra, nella piscina del Marshall Space Center, Russell Schweickart e Edward Gibson collaudano le manovre necessarie e il 7 giugno Conrad e Kerwin tentano di metterle in pratica con un’altra attività extraveicolare. Cercare di fare forza in assenza di peso è problematico: i due faticano per più di tre ore senza successo, anche perché la cerniera del pannello solare si è congelata. C’è da perdere le speranze.
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L’equipaggio si trasferisce nella Skylab, dove le temperature sono infernali, e installa il parasole sull’esterno della stazione, facendolo passare attraverso un piccolo portellone per gli strumenti scientifici. Le temperature dentro la stazione scendono immediatamente e rimangono un po’ più alte del normale ma accettabili.
Nel primo tentativo di riparazione il comandante Conrad tiene l'Apollo CSM vicino allo Skylab, Paul Weitz esce dal portellone e, mentre Joe Kerwin lo tiene per le gambe, cerca con un palo uncinato di togliere i detriti che tengono chiuso il pannello solare. Tutto mentre orbitano a 400 km dalla Terra a 28.000 chilometri all’ora.
Questa spericolata operazione da stuntman non funziona e i tre decidono di attraccare alla Skylab e occuparsi prima del parasole.
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Nel primo tentativo di riparazione il comandante Conrad tiene l'Apollo CSM vicino allo Skylab, Paul Weitz esce dal portellone e, mentre Joe Kerwin lo tiene per le gambe, cerca con un palo uncinato di togliere i detriti che tengono chiuso il pannello solare. Tutto mentre orbitano a 400 km dalla Terra a 28.000 chilometri all’ora.
Questa spericolata operazione da stuntman non funziona e i tre decidono di attraccare alla Skylab e occuparsi prima del parasole.
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Skylab è rimasta senza potenza elettrica, senza protezione dai detriti spaziali e, dato che lo schermo strappato aveva anche funzione isolante, senza protezione termica. Si surriscalda al punto che l’ambiente interno comincia a rilasciare sostanze tossiche e il cibo immagazzinato è a rischio.
L’11 maggio è stata messa in orbita senza astronauti Skylab, la prima stazione spaziale americana. La stazione è entrata regolarmente in orbita, ma durante l’ascesa si è infilata dell’aria ad altissima velocità sotto lo schermo di protezione contro i micrometoriti e lo ha strappato dal modulo. In seguito a questo incidente uno dei due pannelli solari si è staccato a sua volta e l’altro si è incastrato nei detriti e non si è aperto.
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Skylab è rimasta senza potenza elettrica, senza protezione dai detriti spaziali e, dato che lo schermo strappato aveva anche funzione isolante, senza protezione termica. Si surriscalda al punto che l’ambiente interno comincia a rilasciare sostanze tossiche e il cibo immagazzinato è a rischio.
L’11 maggio è stata messa in orbita senza astronauti Skylab, la prima stazione spaziale americana. La stazione è entrata regolarmente in orbita, ma durante l’ascesa si è infilata dell’aria ad altissima velocità sotto lo schermo di protezione contro i micrometoriti e lo ha strappato dal modulo. In seguito a questo incidente uno dei due pannelli solari si è staccato a sua volta e l’altro si è incastrato nei detriti e non si è aperto.
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Ma siccome sono una donna, non posso diventare professore. Il mio unico titolo è “assistente tecnico” di Shapley. Di essere ammessa all’Accademia Nazionale delle Scienze non se ne parla nemmeno. Solo nel 1956 sono la prima donna a diventare professore ordinario e direttore di dipartimento ad Harvard. La scienziata Joan Feynman, sorella del premio Nobel Richard, si convincerà di poter perseguire una carriera in astrofisica dopo aver conosciuto il mio lavoro.
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La vita sa essere ironica. Nel 1976 mi viene assegnato il prestigioso premio Henry Norris Russell, intitolato a colui che all’inizio non credette alla mia scoperta più importante. Mi dispiace di essere stata ostacolata e non aver ricevuto tutti i riconoscimenti che avrei meritato? Certamente sì. Ma io ho provato il brivido di essere la prima persona al mondo a capire qualcosa di nuovo e questo nessuno me lo potrà mai togliere.
(fine)
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Ma siccome sono una donna, non posso diventare professore. Il mio unico titolo è “assistente tecnico” di Shapley. Di essere ammessa all’Accademia Nazionale delle Scienze non se ne parla nemmeno. Solo nel 1956 sono la prima donna a diventare professore ordinario e direttore di dipartimento ad Harvard. La scienziata Joan Feynman, sorella del premio Nobel Richard, si convincerà di poter perseguire una carriera in astrofisica dopo aver conosciuto il mio lavoro.
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Pubblico la mia tesi in un libro, che viene ben accolto dagli astronomi. Il mio lavoro permette di interpretare correttamente il diagramma Hertzsprung-Russell, usato ancora oggi, che mette in relazione la luminosità delle stelle con la loro temperatura superficiale. Nel 1929 anche Russell si convince che ho ragione io e pubblica un articolo in cui cita il mio lavoro e riconosce che è corretto. Ma il mondo è quello che è e quasi tutti attribuiscono il merito della scoperta a lui.
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Pubblico la mia tesi in un libro, che viene ben accolto dagli astronomi. Il mio lavoro permette di interpretare correttamente il diagramma Hertzsprung-Russell, usato ancora oggi, che mette in relazione la luminosità delle stelle con la loro temperatura superficiale. Nel 1929 anche Russell si convince che ho ragione io e pubblica un articolo in cui cita il mio lavoro e riconosce che è corretto. Ma il mondo è quello che è e quasi tutti attribuiscono il merito della scoperta a lui.
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Gli astronomi credono che anche le quantità relative di questi elementi siano più o meno le stesse dappertutto. A Princeton uno dei più importanti astronomi del mondo, Henry Norris Russell, ha concluso che se la crosta terrestre fosse riscaldata alla temperatura del Sole le frequenze emesse sarebbero quasi le stesse.
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Io però ho studiato la nuova scienza della fisica quantistica e la teoria della ionizzazione del fisico indiano Meghnad Saha e ho capito che quello che fa la differenza tra le radiazioni elettromagnetiche emesse dai vari corpi celesti non è la composizione chimica, ma i diversi stati di ionizzazione degli atomi e le diverse temperature superficiali. Calcolo le quantità relative di diciotto elementi e arrivo a due scoperte rivoluzionarie.
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Quando sono arrivata a Harvard era in corso da tempo un imponente lavoro di classificazione delle stelle con la tecnica della spettroscopia, che permette di correlare la distribuzione delle frequenze di onde elettromagnetiche emesse dalle stelle con la loro composizione chimica. In questo modo si è scoperto che l’universo visibile è composto dagli stessi elementi chimici che si trovano sulla Terra.
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Gli astronomi credono che anche le quantità relative di questi elementi siano più o meno le stesse dappertutto. A Princeton uno dei più importanti astronomi del mondo, Henry Norris Russell, ha concluso che se la crosta terrestre fosse riscaldata alla temperatura del Sole le frequenze emesse sarebbero quasi le stesse.
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Quando sono arrivata a Harvard era in corso da tempo un imponente lavoro di classificazione delle stelle con la tecnica della spettroscopia, che permette di correlare la distribuzione delle frequenze di onde elettromagnetiche emesse dalle stelle con la loro composizione chimica. In questo modo si è scoperto che l’universo visibile è composto dagli stessi elementi chimici che si trovano sulla Terra.
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Seguo tutti i corsi di matematica e fisica aperti alle donne, ma Cambridge non ci permetterà di laurearci fino al 1948, dopo cinquant’anni di lotte, e comunque in Inghilterra non avrei nessuna possibilità di fare ricerca scientifica. Perciò nel 1923 mi trasferisco in America, dove il direttore dell’osservatorio astronomico di Harvard Harlow Shapley mi assegna una borsa di studio per lavorare con lui.
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Quando l'Osservatorio di Cambridge tiene una serata aperta al pubblico, faccio così tante domande allo staff che dopo un po' si stancano e chiamano "il professore". Eddington mi suggerisce una serie di libri per soddisfare la mia curiosità. Ma li ho già letti tutti. Allora mi invita a usare la biblioteca dell'Osservatorio, che ha tutte le riviste scientifiche di astronomia. Per me è come avere le chiavi del paradiso.
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Seguo tutti i corsi di matematica e fisica aperti alle donne, ma Cambridge non ci permetterà di laurearci fino al 1948, dopo cinquant’anni di lotte, e comunque in Inghilterra non avrei nessuna possibilità di fare ricerca scientifica. Perciò nel 1923 mi trasferisco in America, dove il direttore dell’osservatorio astronomico di Harvard Harlow Shapley mi assegna una borsa di studio per lavorare con lui.
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Quando l'Osservatorio di Cambridge tiene una serata aperta al pubblico, faccio così tante domande allo staff che dopo un po' si stancano e chiamano "il professore". Eddington mi suggerisce una serie di libri per soddisfare la mia curiosità. Ma li ho già letti tutti. Allora mi invita a usare la biblioteca dell'Osservatorio, che ha tutte le riviste scientifiche di astronomia. Per me è come avere le chiavi del paradiso.
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Nasco nel 1900 in Inghilterra. Rimango orfana di padre a quattro anni. Nel 1912 ci trasferiamo a Londra per facilitare l’istruzione di mio fratello Humfry, che diventerà un importante archeologo. Mia mamma non ha i soldi per pagare l’università a entrambi e sceglie lui. Io però vinco l’unica borsa di studio abbastanza ingente da coprirmi tutte le spese e nel 1919 entro all'università di Cambridge.
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Nasco nel 1900 in Inghilterra. Rimango orfana di padre a quattro anni. Nel 1912 ci trasferiamo a Londra per facilitare l’istruzione di mio fratello Humfry, che diventerà un importante archeologo. Mia mamma non ha i soldi per pagare l’università a entrambi e sceglie lui. Io però vinco l’unica borsa di studio abbastanza ingente da coprirmi tutte le spese e nel 1919 entro all'università di Cambridge.
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@617958c9 La maggior parte della massa (e per i satelliti più piccoli la totalità) brucia durante il rientro, però sono d'accordo, è una scelta non più in linea con i tempi.
Anche se la NASA si aspetta un piccolo impatto sull’ecosistema marino dato che la maggior parte della ISS brucerà durante il rientro, alcuni oceanografi non sono d’accordo e hanno sollevato preoccupazioni per i possibili danni provocati dall’erosione dei metalli e dalle perdite di idrazina e altri propellenti tossici.
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Contro lo scarico dei resti della ISS nell’oceano potrebbero essere impugnati il Trattato sullo spazio extra-atmosferico del 1967, che proibisce di arrecare danno all’ambiente terrestre, o la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare, che richiede di preservare l’ambiente marino. Staremo a vedere, ma quel che è certo è che per il futuro bisognerà trovare dei modi più sostenibili di smaltire le stazioni spaziali dismesse.
(fine)
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L’unica possibilità rimasta è quella del rimorchiatore spaziale. Se volete candidarvi c’è tempo fino al 17 novembre, ma sappiate che potreste trovarvi al centro di una controversia internazionale.
Anche se la NASA si aspetta un piccolo impatto sull’ecosistema marino dato che la maggior parte della ISS brucerà durante il rientro, alcuni oceanografi non sono d’accordo e hanno sollevato preoccupazioni per i possibili danni provocati dall’erosione dei metalli e dalle perdite di idrazina e altri propellenti tossici.
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Purtroppo la ISS terminerà la sua vita operativa nel 2030 e la NASA ha chiesto all’industria americana di formulare proposte per un “rimorchiatore spaziale” che trascini il segmento americano della stazione fino al rientro in atmosfera, dirigendola verso zone non popolate dell’oceano. Il veicolo russo Progress, che periodicamente corregge l’orbita della ISS, non sarebbe sufficiente per questo scopo.
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Ma diverse decine di nazioni hanno sviluppato propri satelliti di osservazione terrestre. Tra queste c’è anche l’Italia. Tra il 2007 e il 2010 sono stati lanciati i primi quattro satelliti del programma COSMO-SkyMed, che ha una doppia funzione, civile e militare. Tra il 2019 e il 2022 sono stati lanciati i primi due satelliti della seconda generazione e gli altri due seguiranno nei prossimi anni.
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Il programma di osservazione della Terra dell’Unione Europea è invece Copernicus, che raccoglie dati da più fonti: non solo satelliti di osservazione della Terra ma anche stazioni di terra e sensori collocati in aria e negli oceani. Il segmento spaziale del programma Copernicus è costituito dai satelliti Sentinel: si tratta di sette missioni, composte da due satelliti ciascuna. Per esempio, Sentinel-2 monitora le aree verdi del pianeta e fornisce supporto nella gestione di disastri naturali.
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Ma diverse decine di nazioni hanno sviluppato propri satelliti di osservazione terrestre. Tra queste c’è anche l’Italia. Tra il 2007 e il 2010 sono stati lanciati i primi quattro satelliti del programma COSMO-SkyMed, che ha una doppia funzione, civile e militare. Tra il 2019 e il 2022 sono stati lanciati i primi due satelliti della seconda generazione e gli altri due seguiranno nei prossimi anni.
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Il più importante programma americano di osservazione terrestre si chiama Landsat, nato negli anni Settanta e caratterizzato dall’uso di sensori multispettrali, cioè capaci di operare in diverse lunghezze d’onda. Oggi sono operativi Landsat 7 (ancora funzionante dopo più di 24 anni dal lancio e candidato a essere rifornito di propellente da una missione robotica, anche se non era stato progettato per questo), Landsat 8 e Landsat 9.
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Il programma di osservazione della Terra dell’Unione Europea è invece Copernicus, che raccoglie dati da più fonti: non solo satelliti di osservazione della Terra ma anche stazioni di terra e sensori collocati in aria e negli oceani. Il segmento spaziale del programma Copernicus è costituito dai satelliti Sentinel: si tratta di sette missioni, composte da due satelliti ciascuna. Per esempio, Sentinel-2 monitora le aree verdi del pianeta e fornisce supporto nella gestione di disastri naturali.
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Ma da questa distanza è difficile vedere i dettagli: quando serve un’alta risoluzione, per esempio per identificare gli edifici danneggiati da un terremoto, si usa una quota bassa (dell’ordine di 600 km di quota) e un’orbita polare o quasi. In questo modo il satellite riesce a vedere in ogni dato momento solo una piccola parte della superficie terrestre, ma mentre orbita intorno alla Terra il nostro pianeta ruota sotto di lui e quindi un po’ alla volta ha la possibilità di osservarlo tutto.
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Il più importante programma americano di osservazione terrestre si chiama Landsat, nato negli anni Settanta e caratterizzato dall’uso di sensori multispettrali, cioè capaci di operare in diverse lunghezze d’onda. Oggi sono operativi Landsat 7 (ancora funzionante dopo più di 24 anni dal lancio e candidato a essere rifornito di propellente da una missione robotica, anche se non era stato progettato per questo), Landsat 8 e Landsat 9.
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Oltre a diversi tipi di sensori, ci sono diversi tipi di satelliti. Quando bisogna osservare i movimenti delle nuvole su un continente, come fanno i satelliti meteorologici, conviene stare molto in alto: questi satelliti si trovano in orbita geostazionaria, cioè fissi sopra un punto della superficie terrestre a 36.000 km di quota, e ognuno di essi riesce a vedere un terzo della superficie terrestre, perciò con tre satelliti è possibile osservare tutto il globo.
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Ma da questa distanza è difficile vedere i dettagli: quando serve un’alta risoluzione, per esempio per identificare gli edifici danneggiati da un terremoto, si usa una quota bassa (dell’ordine di 600 km di quota) e un’orbita polare o quasi. In questo modo il satellite riesce a vedere in ogni dato momento solo una piccola parte della superficie terrestre, ma mentre orbita intorno alla Terra il nostro pianeta ruota sotto di lui e quindi un po’ alla volta ha la possibilità di osservarlo tutto.
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Inoltre i sensori variano per quanto riguarda la dimensione minima degli oggetti distinguibili sulla superficie terrestre (risoluzione spaziale), la regione dello spettro elettromagnetico rilevata (estensione spettrale), il numero di livelli digitali utilizzati per esprimere i dati raccolti (risoluzione radiometrica) e l’intervallo di tempo tra acquisizioni consecutive (risoluzione temporale).
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Oltre a diversi tipi di sensori, ci sono diversi tipi di satelliti. Quando bisogna osservare i movimenti delle nuvole su un continente, come fanno i satelliti meteorologici, conviene stare molto in alto: questi satelliti si trovano in orbita geostazionaria, cioè fissi sopra un punto della superficie terrestre a 36.000 km di quota, e ognuno di essi riesce a vedere un terzo della superficie terrestre, perciò con tre satelliti è possibile osservare tutto il globo.
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Ci sono diversi tipi di sensori, che operano nel visibile e del vicino infrarosso, oppure a frequenze più basse, nelle microonde.
I sensori tradizionali sono di tipo passivo, cioè misurano l’energia solare riflessa dalla superficie terrestre o dall’atmosfera oppure l’energia termica emessa dal nostro pianeta. Ma esistono anche sensori attivi, come i radar o i lidar, che emettono energia verso il nostro pianeta e misurano l’energia riflessa o diffusa, ricavando in questo modo informazioni.
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Inoltre i sensori variano per quanto riguarda la dimensione minima degli oggetti distinguibili sulla superficie terrestre (risoluzione spaziale), la regione dello spettro elettromagnetico rilevata (estensione spettrale), il numero di livelli digitali utilizzati per esprimere i dati raccolti (risoluzione radiometrica) e l’intervallo di tempo tra acquisizioni consecutive (risoluzione temporale).
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Dal lancio dei primi satelliti meteorologici nel 1960 a oggi lo studio della Terra dallo spazio ha fatto passi da gigante. Le cose che riescono a fare i satelliti più recenti si vedevano fino a qualche anno fa solo nella fantascienza. Queste osservazioni vanno sotto il nome di “telerilevamento” perché avvengono a distanza mediante misure di radiazione elettromagnetica.
(continua)
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Ci sono diversi tipi di sensori, che operano nel visibile e del vicino infrarosso, oppure a frequenze più basse, nelle microonde.
I sensori tradizionali sono di tipo passivo, cioè misurano l’energia solare riflessa dalla superficie terrestre o dall’atmosfera oppure l’energia termica emessa dal nostro pianeta. Ma esistono anche sensori attivi, come i radar o i lidar, che emettono energia verso il nostro pianeta e misurano l’energia riflessa o diffusa, ricavando in questo modo informazioni.
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L’unica possibilità rimasta è quella del rimorchiatore spaziale. Se volete candidarvi c’è tempo fino al 17 novembre, ma sappiate che potreste trovarvi al centro di una controversia internazionale.
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