@b8ae8ee5 Quindi ora i nemici sono marketing e gossip? Insieme?
@5c66180a No, sono due cose diverse. Non ho nemmeno detto che il marketing sia il nemico. Il marketing ha una funzione, ossia quella di incentivare l'acquisto di qualcosa. La stampa e la critica, per me, dovrebbero avere una funzione ben diversa. Nel momento in cui la stampa si sbilancia troppo verso il marketing, secondo me, perde la sua forza. E non mi ci vedo più, non mi sento rappresentato, non ho più voglia di leggerla. Dove ho detto che il marketing è il nemico, in questo toot?
@b8ae8ee5 Immagino che "ingranaggio del marketing" sia un complimento. Comunque, per me è generalizzazione. I videogiochi sono un intrattenimento, anche intelligente e capace di trasmettere informazioni, come libri o musica, ma pur sempre intrattenimento. Il gossip è intrattenimento. Personalmente trovo che parlare di "stampa" facendo al solito di tutto un fascio è una cosa "da Facebook". Si creano nemici immaginari riempiendo le parole di significati vuoti e demagogie.
@5c66180a Un paio di chiarimenti: con "stampa" intendo per comodità i principali siti di riferimento in Italia. Non ci sono praticamente più riviste, quindi è un modo più rapido per dire Everyeye, IGN, Multiplayer e i pochi rimasti. "Ingranaggio del marketing" ha una nota di critica verso chi, deontologicamente, non dovrebbe esserlo. Per intenderci, chi fa giornalismo. Ho invece rispetto per chi lavora nel marketing, pur avendo delle riserve su determinati risvolti del marketing.
@5c66180a Detto questo, ho delle riserve su decine di aspetti e di lavori del mondo attuale. Per questo motivo, guardo con sguardo critico le strutture della società, ma non chi all'interno di queste strutture lavora. Anche perché, altrimenti, punterei il dito contro me stesso, contro mia moglie e contro il 90% delle mie persone care. Quello che rivendico è lo sguardo critico.
@b8ae8ee5 Infatti personalmente il mio problema è nel rischio, siccome il senso critico di massa è in declino, di scaricare il barile anche su chi non c'entra niente, perché viene inglobato nelle definizioni demagogiche. Non facciamo gli ipocriti: la maggior parte della gente non ha una stracazzo d'idea di cosa sia il marketing, però lo odiano perché gli dicono che è male. Stesso il gossip: secondo me finché è innocente che problema c'è? Annamaria Serturini si sposa, è gossip, mi fa piacere.
@5c66180a Il marketing è un campo affascinante e contiene delle lezioni e delle intuizioni che a mio avviso sarebbero importanti, se messe al servizio del cambiamento. Io non lo odio, ma lo guardo con sguardo critico. Nessuno mi ha detto che è il male, ma vedo nell'incentivo di determinati consumi un problema collettivo. Esempio banale, ma per me è molto difficile non vedere le attività di marketing di McDonald's come un problema concreto in ottica ambientale.
@5c66180a Detto questo, ribadisco e chiarisco: mettere in discussione determinati aspetti del marketing non equivale a mettere in discussione la dignità di chi col marketing ci lavora. Penso, anzi, che tra chi lavora nel marketing e nella comunicazione (due cose distinte, ma con mille sinergie) ci siano persone con abilità che saranno cruciali, in futuro e nell'immediato.
@b8ae8ee5 Sì, ma no. Nel senso. Purtroppo devi dividere (ed è molto difficile) l'obiettivo dei corporativi da quello di chi fa marketing. Esempio banale? Dai, sì. Vero, il marketing del mcdonald's è, soprattutto oggi, puro e semplice consumismo. Tuttavia è proprio tramite il marketing e la comunicazione di massa, che viene fatta con fini INFAMI, che la socializzazione secondaria riesce a penetrare anche nei contesti più disagiati e fobici. Un esempio? https://youtu.be/3Wmpe98ZThQ?si=WWHvo2L6KonA9Yvd Riguardo stampa:
@b8ae8ee5 (continua da prima) la stampa "generalista" e major ragiona da azienda capitalista: ha un fatturato da rispettare. Alcuni sono persino quotati in borsa. Sta a delle leggi di mercato. Questo però porta anche un altro punto: la creazione di uno spazio di nicchia. Le realtà minori e indie fioriscono proprio all'ombra dell'insoddisfazione di queste riviste. Ricordate quando TGM era rilevante? Ecco, era un periodo quasi tragico per i "piccoli". Non esistevano. Oggi invece ce n'è bisogno.
@5c66180a La parola chiave è "capitalismo", come al solito (e purtroppo, aggiungo). Viviamo in un mondo molto diverso da quello di vent'anni fa, in gran parte a causa di internet e dell'iperconnettività. Cose che nel 1990 erano tollerabili o archiviabili a un "così va il mondo", oggi sono insostenibili. Penso che, visto che nel capitalismo ci viviamo, sarà sempre più difficile, se non impossibile, fare cultura (o cose significative e non "di consumo") senza evadere dalle sue logiche.
@5c66180a Faccio molta fatica. Vedo quella pubblicità e non penso che sia un veicolo di integrazione, ma solo uno specchio di alcuni valori della società, quelli più "vendibili". Forse ti ho frainteso, ma intendi che una pubblicità come quella possa essere vista come un passo avanti, in quanto incorpora alcuni valori che ci stanno a cuore? Perché, nel caso, io dico che dobbiamo trovare altri modi. McDonald's è un buon esempio, perché ha un impatto ecologico enorme (e pure etico, aggiungo io).
@b8ae8ee5 Assolutamente dobbiamo trovare altri modi, ma nel mentre non possiamo tapparci gli occhi a ciò che ci circonda ORA. LS, Mastodon sono roba per drogati per il "popolo". Le masse, i tecnofobici, non sono qui, gli omofobi non sono q... no, questo no. Insomma, per raggiungere i pigri e gli intolleranti, solo questi mezzi infami puoi usare, perché sono quelli che in nel capitalismo hanno i mezzi. Prendiamo i mezzi, creiamoli, ma sfruttando le regole del giochino invece di demonizzarle.
@5c66180a Sono d'accordo su tutto, ma non sui "compagni di letto" che ci troviamo. Questi discorsi sono difficili perché necessitano di molte sfumature. Vedo realtà che, pur muovendosi come aziende, portano avanti un discorso etico, o comunque hanno finalità che possono senza dubbio essere veicolo di cambiamenti positivi. Altre no. Faccio di nuovo l'esempio di McDonald's, perché è emblematico, nella sua malvagità. Con realtà di quel tipo, a mio avviso, abbiamo infinitamente più da perdere.
@b8ae8ee5 Mi sembra uno di quei casi in cui vale la pena vantarmi: sono la causa del successo di alcune aziende letterarie odierne. Addirittura per una, con un mio cliente, ho gestito tutta la comunicazione io per anni, portando avanti un piano editoriale fatto di schwa, pride, inclusione che ha costituito il suo piano editoriale per ANNI. Il titolare è un meloniano contro il RdC. Io sono una persona estremista, però usare i soldi degli altri per la mia propaganda, bè, insomma. Mi sta bene.
@5c66180a Questo è tutto bellissimo, per me. Tantissima stima. E ci sono anche aziende letterarie che divulgano idee che amo e che stanno facendo un lavoro eccezionale sul fronte del marketing. Lì posso solo applaudire. La differenza che vedo è tra il titolare meloniano, ma che ha un business non dannoso per la collettività, e realtà che sono oggettivamente nocive per tutto il pianeta. C'è una differenza tra incentivare alla lettura e al consumo di infinite lattine di Red Bull.
@b8ae8ee5 No keno, tu pensi che letteratura = lettura = cultura. Pubblica merda di influencer e cagate demagogiche. Fuffa. A volte direttamente truffe e sistemi di truffa. Dannoso è dannoso. Spreca pure un sacco di carta secondo me. Il punto è che questa roba la farebbe comunque, senza di me e con dei ragazzini come collaboratori che sperano di arrivare ad avere l'assegno a fine mese. Quindi tanto vale approfittarsene e tirarne fuori il positivo, prima dell'inevitabile morte.
@5c66180a Su questo non posso che applaudire, ripeto. (io pensavo, per esempio, a Nero, che si muove molto bene, sulla comunicazione) Però capisco il tuo discorso di usare il marketing come veicolo di messaggi positivi nell'ottica di una realtà come quella che mi descrivi. Fuffa? Sì. Spreca carta? Sì. Ma la sua dannosità va messa in prospettiva. Il discorso che fai lo capisco con una casa editrice italiana, non con una multinazionale.
@b8ae8ee5 @5c66180a io credo sia un modello editoriale e commerciale usurato e parzialmente vivo grazie alla bolla nerd, non per nulla i portali sopracitati si somigliano un po' tutti, spesso riciclano roba già masticata e digerita da siti anglosassoni e, per tentare di intercettare la bolla sopracitata, finiscono per parlare di film, cartoni o piattaforme che col videogioco hanno poco a che fare i colossi restano, ma mi pare che la coperta sia corta (discorso che si può fare pure per i giornali)
@5c66180a Il gossip è tutta un'altra cosa, e lo trovo triste in tutte le sue forme. Chiarisco: mi capita spesso di vedere delle "non notizie", spesso riguardanti indiscrezioni o dettagli insignificanti sul tema in trend del momento. Anche quelle, secondo me, squalificano la stampa. Mi sembrano davvero la versione videoludica del gossip, non portano a niente. Mi sembrano un grandissimo spreco, a livello culturale.
@b8ae8ee5 @5c66180a per me andrebbe fatta una distinzione (che la "stampa" non fa, secondo me colpevolmente) tra informazione, intrattenimento e critica (non solo videoludica). Il discorso è lungo - mi occupo di marketing da quindici anni, quindi avrei taaaanto da dire - ma in soldoni mi sembra che la critica si faccia sempre meno. Il fatto che i videogiochi SIANO intrattenimento non vuol dire che chi ne parla debba fare a sua volta intrattenimento: può fare critica o informazione, non cabaret.
@616510b7 @5c66180a Per me "intrattenimento" è una categoria parallela. "Natale sul Nilo" è un film ed è intrattenimento. "Schindler's list" è un film ed è comunque intrattenimento. È tragico e non fa ridere, ma ci fa passare del tempo di qualità e ci arricchisce. Nell'ambito della categoria "intrattenimento" ci sono cose avranno da dire per anni e anni, e altre, come il gossip, che tendono a sparire nell'oblio.
@616510b7 @b8ae8ee5 Oooh fermiamoci tutti. Non è che se difendo il marketing (per me necessario sin dai tempi dell'invenzione della stampa) automaticamente annullo tutto. Io sono la prima però ad andare sui siti minori a leggere le opinioni. Ne dico uno perché è qui "di casa": @4c5038b5 . Però è proprio questo il problema: quando si punta il dito contro una categoria (stampa) c'è sempre da specificare "con le dovute eccezioni". Magari è un dettaglio, magari no, però non farlo è una mancanza.
@5c66180a @616510b7 @4c5038b5 Senza dubbio. Io cito sempre anche outcast.it, che trovo eccellente. Più che specificare "con le dovute eccezioni", avrei dovuto parlare di stampa mainstream, senza dubbio. Spero che però sia chiara la tendenza che non mi piace e che critico. Nella stampa mainstream, che purtroppo monopolizza buona parte dell'attenzione nello spazio dei videogiochi, il confine tra informazione e marketing si sta sfumando da anni.