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 > Io stavo parlando di censura governativa, non di oligopolio privato. Dove c'è libertà di creare un proprio spazio la qualità di incensurabilità è sempre gradita, ma meno vitale per il free speech.

Con "resistente alla censura", mi riferivo, invece, alla censura non governativa, per almeno due motivi.

Il primo è che, fortunatamente, nei Paesi occidentali c'è un certo livello di libertà di espressione, dal punto di vista legale. Non è sufficiente, credo ci siano assolutamente forme di censura governativa inaccettabili, anche in Italia, ma fortunatamente ha dei limiti e il governo, almeno in teoria, il compito di non infrangere i diritti umani.
Le aziende private, invece, posseggono i loro server e possono arbitrariamente rimuovere ciò che vogliono, anche in modo assolutamente insensato. E lo fanno eccome. Hanno il diritto di farlo, sia legalmente che (secondo molti, me incluso) moralmente: dopo tutto le piattaforme appartengono a loro e non sono, in linea di principio, in dovere di offrirmi un certo servizio.

Il secondo motivo è che Nostr in particolare non risolve, almeno da solo, la censura governativa.
Il tuo governo può arrestarti se violi la legge. Nostr non nasconde la tua identità e non nasconde il luogo dei server.
Un governo può censurare i server all'interno del proprio territorio, bloccare (entro certi limiti) quelli esterni e arrestare gente nel proprio territorio.
Si potrebbe risolvere unendo Nostr alla darknet (Tor o I2P), perdendo però in efficienza.

> Va anche rivisto il concetto "soldi - male" che ci portiamo dietro come retaggio religioso, e quindi culturale.

Non ho assolutamente detto che i soldi siano il male. Non l'ho neanche pensato, mi piacciono i soldi e mi piace avere soldi.
Dico solo che un ente che ha come obiettivo quello di massimizzare la libertà di espressione per tutti e un ente che ha come diritto quello di massimizzare i profitti dei suoi proprietari, con ogni probabilità, non sono lo stesso ente.

E mi va benissimo che esistano entrambi, nessuno dei due è malvagio. Non sto dicendo che le aziende non debbano esistere, di certo.
Sto dicendo, invece, che è buono esistano (anche) organizzazioni con altri fini, come in effetti già è, inclusa la libertà di parola, come in effetti già è.
Sto dicendo anche che, perché Nostr massimizzi la libertà di espressione contro la censura (non governativa) è bene che sia esattamente questo l'obiettivo, il fine e non il mezzo degli enti che gestiscono i relay.

> ma cosa succede se poi le persone in questione sono impossibilitate a dare continuità al servizio?

Ovviamente gestire il relay avrebbe dei costi.
Costi ben più bassi di quelli di un'azienda che offre un servizio apparentemente simile (bisogna spender soldi per fare soldi), ma se è vero che il lavoro di volontari si può spesso ottenere gratis, ciò non vale invece per la banda, lo spazio di hosting e l'energia elettrica.
La fonte di denaro più ovvia sono le donazioni, ma occorre studiare un sistema ingegnoso, non solo (e, forse, nemmeno primariamente) dal punto di vista tecnico.

> e se da quel relay ora offline dipendesse la vita di un dissidente politico che deve comunicare all'esterno, che impatto avrebbe quel relay non disponibile per una fattura non pagata?

Se davvero il dissidente dipendeva da un singolo relay, mi dispiace moltissimo per lui ma ha fatto male i conti.